Può una persona avere un'etichetta su di sé dall'età di 15 anni e portarsela dietro tutta la vita?
Può una persona essere diagnosticata "schizzofrenica" solo perché una volta ha reagito con degli agiti esplosivi? Può una persona essere considerata "disabile" a vita per un handicap indotto?
Ci interessa la diagnosi o ci interessa aiutare l'altro a vivere meglio?
La non comprensione da parte degli specialisti e delle persone che costituiscono il nostro mondo affettivo e relazionale può indurci ad agiti tali da far pensare ad una patologia? Dove finisce la storia di una persona? in un'azione?
Domande come queste mi assalgono di tanto in tanto.
Non so darvi risposta, non sono un medico, non sono uno psicologo, sono solo una pedagogista.
Ma la storia di X se mi fa sorgere questi dubbi, dall'altra mi conforta che il cammino fatto insieme, grazie alla collaborazione di una psichiatra che ha saputo credere nella collaborazione tra sanità ed educazione, stia dando risultati che sembrano miracolosi quando, invece, sono solo frutto degli sforzi di una persona "normale" che sta dando il meglio di sé, perchè per una volta è stato ascoltato, secondo i suoi tempi, e compreso.
Non so darvi risposta, non sono un medico, non sono uno psicologo, sono solo una pedagogista.
Ma la storia di X se mi fa sorgere questi dubbi, dall'altra mi conforta che il cammino fatto insieme, grazie alla collaborazione di una psichiatra che ha saputo credere nella collaborazione tra sanità ed educazione, stia dando risultati che sembrano miracolosi quando, invece, sono solo frutto degli sforzi di una persona "normale" che sta dando il meglio di sé, perchè per una volta è stato ascoltato, secondo i suoi tempi, e compreso.
Caro X forse al tuo posto sarei impazzita!
Non guardi più l'orologio ogni cinque minuti, per la paura che sia finito il tempo a disposizione, ma ancora oggi ti è rimasta la paura di non avere tempo abbastanza quando vieni da me in studio. E venti minuti due volte all'anno avrebbero dovuto bastarti? Forse la tua storia potrebbe insegnare qualcosa alla nostra sanità pubblica, e non sto parlando degli specialisti!
Quando ti ho visto la prima volta avevi così tante cose da dire che non riuscivi ad organizzarle e ci impiegavi tantissimo. Ma oggi...
Se penso alla tua storia, mi dispiace, mi dispiace tanto, ma guardo avanti e sono felice di come ti vedo oggi.
Sono felice di come stai crescendo, di come stai cambiando, della forza che stai trovando per dimostrare agli altri ed anche a te stesso che hai diritto di vivere diversamente!
Mi hai sempre chiesto quale fosse il tuo livello di intelligenza, non ho mai potuto risponderti, ti dicevo che potevi andare da uno psicologo a farti calcolare il QI, ma non era importante. Vi hai impiegato tanto a comprendere che hai in te risorse e potenzialità, e oggi lo sai!
Oggi sai che quando ti mandavano fuori dalla classe con l'insegnante di sostegno di un bambino con ritardo mentale era perchè tu non riuscivi a relazionarti agli altri. Oggi sai che se alle superiori tutti i tuoi compagni ti avevano preso di mira, è perchè a quell'età i ragazzi nel gruppo tendono a prendersela con il più debole e non perchè ti "odiavano".
Ti sei considerato per tanto tempo un "poverino", un "inganfito", forse vi è stato un "concorso di colpa", più lo pensavi più lo eri e più gli altri te lo facevano notare rendendoti sempre più "poverino".
Ma oggi lo sai,
sai che non ci sono colpe,
è andata così,
e concordo con te...
tutto questo anche se ti ha fatto soffrire
ti ha reso migliore,
ti ha reso migliore,
oggi, come dici tu, "non sei un arricchito che non si rende conto del valore dei soldi",
perché tu te li sei guadagnati tutti!